Lettera def fondatore, Fabio Conteduca
Tra la fine del 1976 e gli inizi del 1977 con alcuni amici del nostro quartiere, l’ EUR,decidemmo di mettere su una radio. Alla guida della banda Fabio Conteduca già da diversi mesi stava organizzando gli aspetti legali della faccenda, ed aveva costituito una società a responsabilità limitata denominata Radio Euro Sound della quale era l’amministratore unico.
Una volta approntato il non facile aspetto legale, anche in considerazione della giovane età dei componenti della società, rimaneva il problema di trovare i locali e le apparecchiature idonee per poter iniziare le trasmissioni.
Fu preso in affitto un appartamento, rigorosamente scelto all’ultimo piano di uno stabile di Via Paolo Di Dono, all’Eur, al settimo piano e, in quanto di nuova costruzione, ancora senza ascensore funzionante.
La prima apparecchiatura scelta fu un trasmettitore surplus militare al quarzo inviato da una ditta di Livorno che assicurava, a loro dire, una potenza massima di 50 W.
Tutti i componenti della comitiva ricorderanno ancora oggi l’istallazione dell’antenna sul tetto dello stabile. Fu scelto un traliccio di marca Fra carro,che una volta montato in terra si rivelò di dimensioni immense e che cadde ripetutamente sulle nostre teste, prima di essere innalzato definitivamente con dimensioni più umane.
Dopo immense fatiche, un entusiasmo da capogiro, e con una abbronzatura impressionante, dopo tutte le giornate passate sul terrazzo dell’appartamento con un sole cocente, iniziarono le trasmissioni.
I primi dischi furono reperiti nelle nostre personali discoteche e dalle case discografiche interpellate, che sin dal primo momento, collaborarono assieme a noi, assoluti sconosciuti, con grande professionalità, spirito di partecipazione e amicizia.
Quella che ricordo maggiormente è l’EMI discografica che aveva all’epoca la propria sede nel nostro stesso quartiere in una villa vicino al velodromo, che ci rifornì dei dischi afferenti alla loro etichetta, come quelli della Motown, che all’epoca andava alla grande.
Dopo tutte queste fatiche fu acceso il trasmettitore, collegato ad un mixer Uher della sala di trasmissione. Raccogliemmo tutte le nostre radioline e con le nostre autovetture andammo a controllare la diffusione del segnale.
L’amara sorpresa fu che il trasmettitore emetteva dei vagiti musicali più vicini ad una modulazione telefonica che a quelli di una normale trasmissione musicale e, per una distanza che non riusciva a coprire neanche parte del nostro quartiere.
Delusi ma non scoraggiati ci mettemmo a riflettere sul da farsi. Decidemmo di investire in un nuovo trasmettitore e cercammo dei nuovi tecnici radiofonici.
Furono avvicinati due ingegnosi e simpaticissimi ragazzi, anche loro giovanissimi, di nome Stefano Ricciardetto e Marcello Tarabochia, con i quali ho condiviso come con una fidanzata gran parte del mio tempo per gli anni successivi. Iniziarono a prospettarci immediatamente le soluzioni del caso.
A proposito di fidanzate … Il lavoro e la passione per l’avventura radiofonica mi fecero dimenticare che anche io ne avevo una e, per giunta da diversi anni. Me ne dimenticai totalmente.
I sentimenti in tal senso furono sostituiti probabilmente dalla passione, dal tempo dedicato alla radio e dallo spirito corporativo della compagnia degli amici d’avventura.
Nonostante la limitata e pessima emissione radiofonica qualcuno però ci sentiva. Ancora privi di un telefono funzionante che l’allora Sip prometteva e non istallava mai, ma provvisti di una casella postale (ne ricordo ancora il numero ,10731), gli ascoltatori della zona, con nostra grande sorpresa e soddisfazione ci scrissero. Molti chiedevano per giunta di collaborare. Con alcuni accettammo la proposta, allargando l’organico degli speaker e dei collaboratori in generale.
In breve tempo il gruppo era costituito. Eravamo “on air”.
Il fidanzamento con i tecnici dette in breve tempo i suoi frutti. Cambiammo l’eccitatore militare con uno auto-costruito che modulava come di norma. Aumentammo anche la potenza ma la penetrazione all’interno della città risultava scarsa, anche se l’altezza della zona e dello stabile era discreta. Fu presa quindi una grande decisione: costruire un ponte radio con l’imponente Monte Cavo che sovrasta la città di Roma dai castelli.
Fu presa in affitto la stanza numero otto del convento, allora trasformato in un ristorante, gestito da un anziano e tenebroso signore, sempre rigorosamente vestito con una giacca blu chiamato Grimaldi. Il ponte radio fu costruito segretamente (non dicemmo che si trattava di una emittente privata bensì di un ponte radiotelefonico) su una frequenza assolutamente indichiarabile. Inizialmente andò tutto bene, anche se ben presto la lunghezza dei dipoli dell’antenna tradirono l’esatta lunghezza d’onda della trasmittente. Col passare del tempo fummo anche ben graditi.
Eravamo la sola emittente radiofonica del cucuzzolo, all’infuori di Radio Lazio che possedeva un ricco casotto auto-costruito in mezzo al piazzale principale ed una grandissima antenna. Riceveva tra l’altro le visite del suo famoso e rispettato padrone, il boss dei Castelli romani Claudio Villa, che si inerpicava sui tornanti della montagna con le sue poderose motociclette.
L’ “on air” da Monte Cavo portò a risultati incredibili. Si può dire veramente che era diventata tutta “un’altra musica”. Roma, tranne piccole zone attorno a Monte Mario, era coperta benissimo. Tutte le periferie potevano ascoltarci con una potenza paragonabile a quella di “mamma Rai” e coprivamo un territorio limitato a nord dai Monti Cimini (arrivavamo praticamente a Civitavecchia). Ad est potevamo sentire chiaramente le nostre emissione fin oltre Tivoli e, ad ovest ci sentivano addirittura dalle coste della Sardegna. Attivammo involontariamente, senza saperlo, un ponte radio Rai posto in cima al monte Argentario. Questo fatto attirò subito su di noi l’attenzione di un settore della radiotelevisione italiana a noi sinora del tutto sconosciuto: il centro controllo ricezione Rai che iniziò nei nostri confronti una sorta di indagine-persecuzione per avere informazioni su zona di emissione, potenza di trasmissione etc. Negammo sempre tutto su Monte Cavo, facendo lo gnorri con grande faccia tosta e proseguimmo per la nostra strada.
L’incoraggiamento dato dalla grande portata di emissione fece infiammare l’entusiasmo indistintamente di tutti. Ne trassero notevole vantaggio i programmi, condotti da speaker e disk-jokey che davano tutto quello che avevano dentro. Era veramente una radio. A differenza della televisione riuscivamo a dare all’ascoltatore un qualcosa in più, la possibilità di introdurre con la propria fantasia le immagini che non era possibile trasmettere con le onde radio.
Per alcuni eravamo diventati una specie di droga. Ci bombardavano di telefonate (la Sip si era finalmente ricordata di noi) giorno e notte. Ricevevamo continui inviti da parte di tutti, compresa una notevole quantità di ragazze che, in ragione della nostra età, non venivano del tutto disprezzate.
Venimmo avvicinati anche da alcuni seri e rispettosi signori che ci proposero di mandare in onda tutte le sere una trasmissione che vedo ancora oggi sulle emittenti televisive, per annunciare i risultati delle corse dei cavalli di Tor di Valle e Capannelle. Eravamo anche riusciti ad avere anche una bella pubblicità sul loro giornale distribuito gratuitamente durante tutte le corse e sul loro quotidiano. Era questo proprio un bel pubblico, attento e preciso ci attendeva tutte le sere per controllare cosa fosse successo delle loro puntate.
Ricevemmo molti artisti inviati dalle case discografiche. Ricordiamo con grande affetto un Pino Daniele giovanissimo che si esibì suonando e cantando in diretta tutto il suo primo album “nero a metà”, non ancora registrato alla SIAE, in diretta.
Andammo avanti così per svariati anni, sino a quando fummo presi da una grande crisi. E si, purtroppo le necessità economiche non riuscivano ad essere soddisfatte dagli introiti pubblicitari. Le continue assistenze ai pionieristici trasmettitori, gli affitti dell’appartamento, le spese telefoniche, amministrative, legali etc procedevano incessantemente, incuranti delle entrate contraddistinte da un caratteristico ritmo a “singhiozzo”.
Dopo cinque anni di attività, per decisione sicuramente sbagliata, soprattutto del sottoscritto, chiudemmo la nostra avventura, lasciando alle nostre spalle, senza saperlo, la parte più bella di ciò che ognuno di noi ha dentro di se, ma senza debiti.
Per quanto mi riguarda personalmente, nonostante tutti gli sforzi profusi per la radio ero riuscito a laurearmi in Medicina e Chirurgia addirittura con 110 e lode.
Trovandomi di fatto di fronte ad un bivio scelsi, in concomitanza delle difficoltà descritte, una strada, la più sicura, lasciando quella che, più tortuosa e sconnessa, mi avrebbe condotto a visitare probabilmente paesaggi diversi, sicuramente più ricchi di fascino e avventura.
Delle tantissime persone passate per la nostra redazione ricordo con affetto e riconoscimento tutti. L’animo sincero e sereno, lo spirito di amicizia e la collaborazione vera, in una parola la fratellanza, assaporata nell’ambiente della radio e stata per me come probabilmente per molti altri, una sensazione mai più ritrovata in alcun ambiente di lavoro.
Era “l’epoca della radio”. Irripetibile.
Attualmente faccio tutt’altro lavoro. Sono un professore universitario specialista in Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Roma con in testa un grande sogno ed un ricordo: la radio.
Lascio la descrizione delle esperienze personali degli amici con i quali ho condiviso probabilmente gli anni più belli della mia vita ai link che spero vengano riempiti da loro stessi anche con le loro trasmissioni, per chi ne avesse ancora qualcuna registrata
Pubblichiamo qui i nominativi di tutti i collaboratori. Chiedo scusa se qualcuno verrà dimenticato, anche se è difficile. Se ciò si verificasse chiedo innanzitutto scusa e lascio la mia email per poter effettuare le debite correzioni.
Un abbraccio a tutti con spirito immutato
Fabio Conteduca email conte@conteduca.com
Palmerino Mastroiacovo
Enrico Gregori
Claudio Manfroncelli
Massimo Galletti - Max Sport
Antonella Grigolo
Guerrera
Massimo Famiglini
Ugo Trojano
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